Sabato mattina di mercato con tanta gente in giro per le compere o ritrovarsi in piazza.
Il bar si trova lungo due viali paralleli, con due ingressi, uno per viale, a poca distanza dalla piazza di Carpi. L'interno è arredato con tavoli quadrati di legno scuro, corredati da sedie a poltroncina, tutti disposti ben allineati, in un ordine che ricorda la centuriazione romana. Ci saranno almeno 50-60 posti a sedere.
Su una parete, quella che limita la "piantata" di tavolini, sempre perfettamente in fila ed in squadra come appesi da un geometra, vi sono dei quadri che raffigurano la città e la dinastia dei Pio, fra cui mi sovviene un ritratto di Alberto Pio III, la Sagra e la tomba di Mafredo Pio. Sull'altro lato della sala vi è il bancone.
Mentre percorro la pista ciclabile per raggiungere la famosa piazza di cui quest'anno si è festeggiato il cinquecentenario, incrocio un'amica che non vedevo da tempo, con due sacchetti bottino della sua spedizione al mercato.
Siamo di fronte al bar e visto il tempo grigio da campagne del nord nonché l'umido tipico delle terre longobarde, ci ripariamo all'interno del locale, per terminare le chiacchiere iniziate in zona di scorribande di massaie e pensionati.
Ci accomodiamo osando spostare due sedie dalla loro posizione originaria ed alterando l'ordine precostituito. Siamo gli unici seduti, mentre ci sono alcune persone al banco. Ordiniamo due caffè macchiati che ci vengono recapitati con discrezione dentro tazzine di vetro trasparente. Il nostro consulto ci induce a confidarci i piani architettati per fronteggiare le scorribande dei nostri figli, coetanei, scambiandoci nozioni di alta strategia genitoriale, commentando le loro produzioni culturali e cercando di carpire i segreti delle loro aspirazioni socio-economiche. Le considerazioni geopolitiche sui loro orizzonti di scolari legati ad una quarta elementare iniziata sulle macerie lasciate dal terremoto, ci conducono al conto complessivo di 2,20 €, dove si consuma l'ultimo proelium ... senza né vincitori né vinti.
Buono