“… perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali,
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali…”
(R.Vecchioni - Chiamami ancora amore)
Come l’anno scorso, mi sono fatto questo regalo per la data che, da trentasette anni, non è più solo il mio compleanno, ma è anche la ricorrenza di quando abbiamo cominciato a stare insieme, io e mia moglie.
Un anno fa, per la stessa occasione, andammo a mangiare alla Cervetta, una sorta di solidarietà-premio-ringraziamento verso il suo gestore, che aveva contribuito ad organizzare la cena per Haiti a sue spese.
Quest’anno, non potendo essere presenti la sera del 16 marzo, ci siamo fatti anticipatamente i 300 km. e siamo andati a mangiare a Villa Gaidello, da Mongi, per ringraziarlo personalmente della cena organizzata per raccogliere soldi a favore della famiglia alluvionata di Soave.
Partiamo con vento e neve, misti a pioggia battente… ma non tali da provare nemmeno a spegnere idee…
Pur nel grigiore del mal tempo, arrivati a Villa Gaidello, osserviamo un complesso apprezzabile di case coloniche ottocentesche, in mattoni a vista, isolate nella campagna, non da molto restaurate e circondate da un lussureggiante gruppo di alberi e siepi.
Mongi fa gli onori di casa e ci accompagna, su per una bella scala in legno e acciaio, nella stanza del camino (che qualcuna mi aveva consigliato… ). Semplice e bellino dentro: pavimento in cotto antico, tetto in legno perlinato interno, arte contadina. Il piano sottotetto è diviso in quattro salette, la quinta è occupata dal rilievo del promontorio rotondo del forno della cucina sottostante, particolare architettonico interessante. Bagno vecchiotto (il gestore è in affitto, la proprietà è di altri), era il porcile una volta, luogo appropriato.
In tavola arriva subito un vassoio con numerosi pezzi d’antipasto: salame tipo Felino, bresaola, parmigiano stagionato 24 mesi, salsiccietta appassita (un salamino piccolino, stagionato meno dell’altro, tenuto insieme da un budellino diverso dal budello normale), ciccioli. Tutto buonissimo, tutto fatto da loro, annaffiato, assieme all’immancabile acqua gasata, da una bottiglia di Lambrusco fatto con l’uva dell’Azienda Agricola, mescolata in minima parte con uva salamino, cabernet e merlot. Io non sono un esperto di lambruschi, ma quel che conta è che le cose piacciano e per me si è trattato di un felice connubio, questo, perché il vino è buonissimo, ha un retrogusto morbido, si sente, appena accennato, il selvatichino del cabernet. Fa 11,5° dichiarati, forse un mezzo grado in più ci dice il cameriere (sempre Mongi, factotum) perché è stato imbottigliato nel 2009 con ancora qualche residuo zuccherino da trasformare.
La vinificazione viene fatta dal gestore dell’Ostaria di Rubbiara, altro posto che, prima o poi, andrò a visitare.
“… per il poeta che non può cantare…
per l’operaio che ha perso il suo lavoro…
per chi a vent’anni se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile…
Chiamami ancora "amore",
chiamami sempre "amore",
che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui,
di musica e parole…”
Non sono mai stato un grande amante di Sanremo, però bisogna essere obiettivi ed ammettere che ogni tanto anche da Sanremo viene fuori qualcosa di buono… questa volta di straordinariamente buono, secondo me, perché, anche se Vecchioni non è tra i miei preferiti, mi ci vedo dentro in questo testo, compresa la stanchezza, talvolta, e il rischio della consuetudine… dopo trentasette anni di vita assieme… rischio che da noi viene regolarmente sbattuto in un angolo dall’incedere degli eventi… e l’assuefazione, che non comprende titoli onorifici come “amore”, questo sì... non li comprende perché magari a 56 anni, o giù di lì, a qualcuno può far ridere… perché poi si tratta di vivere questa nostra vita a contatto con gli altri, e l’amore si fonde con i problemi di ogni giorno, con i mali e con le cose positive di quello che abbiamo attorno…
Una terrina di tortellini in brodo è il primo primo. Squisiti i tortellini, fatti sempre in casa, alla bolognese (così mi vien detto) con il ripieno crudo di carne di manzo, prosciutto e lonza, assieme al parmigiano (forse anche noce moscata). E’ inutile, noi, giù al nord, questi tortellini ce li sogniamo. Leggermente carente di sale il brodo, ma abbiamo rimediato subito con un rabbocco di pepe-sale e, io, con un etto di parmigiano grattugiato sopra, come mio costume.
Un vassoietto (da dividerci in due) di fettuccine al ragù il secondo secondo: semplicemente eccezionali, cotte giuste, fatte in casa, con un sugo buonissimo, aderente. Avevamo in precedenza chiesto a Mongi di dimezzare le porzioni, perché non vogliamo mai rischiare di scoppiare… ma se queste erano dimezzate, io non so cosa mangi una persona con le porzioni intere!
Fino a prima di domenica ero sostanzialmente convinto che la bianca modenese fosse una vecchia profe di tedesco con i capelli tutti bianchi, già mia collega, proveniente dalla zona della bassa emiliana, parecchio carogna, detta anche “la vaca”, con una carne superficialmente incartapecorita alla vista e di certo incattivita dalle maledizioni che ripetutamente riceveva dagli studenti.
Devo ricredermi.
Il primo secondo è un arrosto di manzo (di bianca modenese) semplicemente strepitoso, gustosissimo, tenerissimo, oserei dire simpaticissimo, si rompeva con il pane, non ho ricordi d’aver mangiato recentemente una carne così…
A proposito di pane, ci sono stati messi in tavola, in un cestino di vimini, dei micro panini, fatti sempre da loro con lo strutto di maiale, molto appetitosi.
Assieme all’arrosto, cotto cinque ore al forno, sono state servite delle patate, sempre al forno, con un buon gusto, un po’ troppo bruciacchiate all’esterno (per me che non amo molto il colorito troppo annerito del cibo), ma alla mia accipitriforme metà andavano bene, e dunque…
Secondo secondo (dopo aver fatto un tentativo in cucina per dirgli di smettere ) : una tagliata di manzo a straccetti in un letto di rucola con scaglie di grana. Meravigliosa anche questa. Il gusto della carne buona è diverso, non c’è niente da fare. Bisogna sapere cosa dar da mangiare e cosa far respirare alla mucche, da questo penso dipenda il gusto della carne. Io di solito fatico a mangiare carne di manzo, perché gli occhioni buoni delle mucche mi fanno tenerezza… ma a questa carne non ho resistito, era particolarmente buona…
Non ce la facciamo più, rinunciamo al dolce (che per il falchèto è quasi un delitto) e ci viene messa in tavola una bottiglia di nocino delle Streghe, azienda Pregio di Castelnuovo Rangone, per servirci a piacere. Buonissimo anche questo, anzi, poi, ce ne compriamo una bottiglia, assieme ad un cartone di Lambrusco dell’Azienda Agricola Mongiorgi, alla marmellata di susine e alle cipolline sottaceto.
Il buon Mongi ci ha anche dato due bottiglie in omaggio che aveva preparato per festeggiare il nostro anniversario, un pensiero gentile.
Quindi è arrivato il conto della consumazione, scontato da 35 a 30 euro a testa.
Si tratta di un locale dove si mangia bene, anzi molto bene, pur con qualche leggerissima e perdonabile macchia, che potrebbe far parte della categoria dei quattro cappelli, cioè una cucina non di elevata qualità, dal punto di vista della difficoltà di preparazione, e non di grande apparenza in quanto ad arredo, suppellettili e servizio in pompa magna…
Ma io gli attribuisco ugualmente il giudizio più alto, perché Mongi è stato gentilissimo con gli sconti, con le bottiglie regalate e anche con i vasetti, perché la qualità e la particolarità della carne che si mangia qui è veramente una cosa che si fa fatica a trovare in giro da altre parti, e, da ultimo, perché Mongi si è reso disponibile ad organizzare la cena del 16 marzo, rinunciando al suo guadagno, ed alla quale spero partecipiate in tanti.
Queste sono le cose che contano nella vita.
”… perché le idee sono voci di madre
che credevamo di avere perso
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo…
Chiamami ancora "amore",
chiamami sempre "amore",
che questa maledetta notte
dovrà ben finire,
perché la riempiremo noi da qui,
di musica e parole…”
E non solo musica e parole.
Imperdibile!!!
[Reginalulu]
27/02/2011
Grazie ancora a Mongi e una riflessione, che magari sembrerà a qualcuno OT...
Il mio stato su FB recita così "che bisogna stare vicini alle persone che ti rendono felice"....
Inutile cercare di cercare definizioni dell'amore, che ha, come tutto, le sue stagioni e la sua variabilità.
Inutile cercare di ingabbiare le emozioni con le parole, che senso avrebbe?
Ma una giornata come questa, con una persona che ti rende felice....."chiamala ancora amore".
Bellissima, grazie