Sabato mattina decidiamo di caricare l’allegra famigliola e uscire a pranzo. Si un bel pranzo di sabato, un modo illusorio per rendere più lungo il fine settimana (illusorio perché il tempo scorre pur sempre con la stessa velocità ma la percezione che se ne ha è diversa, distorta, perché lo si assapora con maggiore lentezza, si gusta con maggiore calma, tanto sai che avrai anche domani…), un accorgimento per rendere meno traumatica la domenica come giorno che precede il lunedì e per sfruttare al meglio il fatto che io sono in maternità (dato che di solito al sabato mattina lavoro!). Telefoniamo per sapere se sono aperti e partiamo.
L’osteria è in pieno centro, ai piedi dell’altura sulla quale sorge il castello. Tre gradini per entrare, non agevole col passeggino, visto che si è reso indispensabile sollevarlo in due persone, cosa impossibile se uno fosse stato da solo. Bancone sulla sinistra e poco dietro una bella “sfilarèda” di pagnotte, ben lievitate, col culetto abbronzato, appena uscite dal forno. Accanto al bancone il braciere per la cottura alla griglia, in quel momento spento, e poco sopra un enorme favo di calabroni, logicamente vuoto, ritrovato in castello e portato lì al ristorante.
Ci fanno accomodare in una sala al piano terra, dove alla fine verranno occupati solo tre tavoli oltre al nostro. I tavoli sono ravvicinati fra loro, apparecchiati con tovaglia, cellophane di plastica ben nascosto, e altra tovaglia da cambiare ad ogni giro di apparecchiatura. Vasetto con fiori di plastica (che prontamente abbiamo messo in un angolo perché è un prendipolvere e il bambino subito ci ha messo le mani sopra!) e portacandele in legno con candelina rossa che non verrà accesa… Un’improponibile orchidea con fiori bianchi giganti in plastica proprio alla spalle del nostro tavolo e un altro paio di piante verdi (rigorosamente in plastica) oltre ad una credenzina in abete iperlucido proprio bruttina “abbelliscono” il locale, che un po’ per le volte del soffitto non tanto alte, un po’ per il perlinato scuro alle pareti (che io aborro) e soprattutto per la scarsità di luce che filtrava dall’esterno, appare un po’ cupo. Diciamo che la location sarebbe anche suggestiva ma bisognerebbe metterci mano.
Dopo un attimo arriva il ragazzo, molto cortese, che ci è parso di capire essere anche il figlio del proprietario. Per tutto il pranzo è stato sempre molto attento ma non invadente, ha prontamente cambiato (anche se non era una di quelle che stavamo usando in quel momento) una forchetta che era caduta, ha portato i cuscini per il bimbo, ha chiesto più volte se ci serviva qualcosa, se andava tutto bene, ci ha gentilmente portato un sacchetto di carta (su nostra richiesta) per portare via un po’ di tigelle per la merenda dal bambino… niente da dire.
Prima ancora di venire a prendere le ordinazioni arriva un cestino con delle fette di quel pane appena sfornato, ancora caldo, molto mollicoso ma buono, con una salsina bianca all’aglio: una specie di maionese senza uova con un saporino di aglio non troppo forte, a mio parere troppo poco forte: se è all’aglio deve sapere di aglio, dovrebbe pizzicare un pochino! Nonostante tutto però era gradevole, si è lasciata mangiare!! Come primi piatti 2 tortelloni verdi (uno al ragù e uno burro e salvia) e 1 maccheroni al ragù. I tortelli erano appena fatti, la pasta bella soda, non troppo liscia, il ripieno morbido pur senza risultare acquoso, presenza discreta di parmigiano che li faceva risultare un pochino insipidi, cottura a mio parere ottima, per altri forse un pelo al dente perché nel punto di chiusura del tortello in alcuni casi era leggermente dura, il condimento purtroppo non sapeva tanto di salvia pur essendo presenti le foglie. Porzioni abbondanti servite in un piattino ovale colmo, da togliersi la voglia. Il ragù hanno detto che era buono.
Per secondo gnocco e tigelle per due: porzioni anche qui generosissime (nonostante la merenda da asporto i cestini non sono stati svuotati). Tigelle nella media ma troppo cotte (per le tigelle ho dei termini di paragone di crescentine fatte in casa da montanari, quindi posso dire che queste sapevano troppo di pane, però da ristorante le ho trovate nella media, si può trovare di peggio). Gnocco bello gonfio, bollente, un po’ unto, nel complesso gradevole. Il tutto accompagnato da un piatto di salumi (salame buono, coppa e pancetta normali, prosciutto crudo troppo poco stagionato), lardo (anche qui non tanto aglio), stracchino (ordinario), marmellata mi pare di aver capito di amarene (ma non era brusca!), Nutella, pinzimonio con finocchio, sedano, carote, cipollotto, ravanello (verdura chi più chi meno fresca). Bottiglie di aceto balsamico di Modena industriale ed olio extravergine con olive di provenienza comunitaria proprio scarso scarso, migliorabile (in quanti cadono proprio sull’olio!!!).
Da bere acqua microfiltrata in bottiglia, buona, ai livelli della minerale. Una bottiglietta da 375 ml di grasparossa secco cantina Settecani che non ho gradito tanto.
Caffè servito con assaggi di tre tipi di torta (crostata con marmellata simile a quella in accompagnamento con le tigelle, torta nera di cioccolato che non ha niente a che spartire con la Barozzi, quindi non mi sento di dire "tipo Barozzi" ed altra che non ho assaggiato; quelle che ho sentito erano senza infamia e senza lode, non mi hanno lasciato nessun ricordo, non avevano gusti decisi nè di marmellata nè di cioccolato…). Il caffè viene battuto miseramente da quello che faccio in casa con una macchinetta a capsule.
Bagni bisognosi di un restyling, tutto però funzionava ed erano puliti.
Conto a sorpresa, 47 euro in tutto, veramente buono. Nel prezzo a testa ho messo 20 euro perchè è il prezzo del menù gnocco e tigelle, un primo piatto, bevande, caffè (prezzi esposti all'esterno in bacheca, che non avevo notato e che giustificherebbero l'assenza di un menù scritto, anche se io lo preferisco, sia per non avere sorprese sul prezzo sia soprattutto per non dover decidere in un nanosecondo cosa voglio mangiare, ma in presenza di un menù così basico come questo può esser omesso, forse).
I cappelli però si fermano a tre perché solo i tortelli erano da 4 cappelli, il condimento del pinzimonio era da zero cappelli e il resto oscillante da 2 a 3, inoltre non c'erano secondi se non un filetto fatto in maniera estemporanea. Nel complesso però è un posto da provare e dal quale certamente non si esce affamati e ad un prezzo onesto!
PS: cani non ammessi e carne alla brace solo nelle giornate di giovedì, venerdì e domenica. Da tabella con orari apposta all'interno mi pare di capire che oltre al lunedì di chiusura, sia aperto solo a cena mentre a pranzo apra solo sabato e domenica.
Consigliato!
[carolingio]
18/04/2011
La salsina a cui ti riferivi dovrebbe essere "aïoli"... è così del suo, non deve essere piccante, ha un sapore delicato con un sottofondo di aglio... è fatta con olio emulsionato, sale e crema d'aglio, a volte qualcuno ci mette anche latte o bianco d'uovo per legare... Ciao!