Ogni tanto, ci ritroviamo, i soliti 3 amici (gli stessi della prima recensione di gm , 11 anni fa, e a pensarci mi fa un po’ effetto, quanto tempo sia passato...). Uno dei 3 e’ andato a vivere all’estero, e le occasioni per incontrarci si sono molto diradate.
Per questa occasione, uno dei tre vuole celebrare una situazione che finalmente si e’ sbloccata, e proclama “a pegh me’, ma andam in do a degh me’” (ndr : pago io, ma andiamo dove dico io). Nessun problema! Saliamo in macchina e dopo pochi minuti ci troviamo nell’ampio, illuminatissimo parcheggio dell’Europa 92.
Erano anni che mancavo dal “ristorante di Pavarotti” ed e’ stato un piacevolissimo ritorno.
Appena varcata la soglia del cancellino, costeggiando l’antico casale, si cominciano a sentire le arie del Maestro, diffuse a basso volume nel giardino. All’ingresso la presenza di Pavarotti si intensifica, attraverso numerose foto sue e dei tanti ospiti famosi che sono passati di qua, prima durante e dopo l'epoca del Pavarotti & Friends. Questo, assieme all'aspetto rustico degli ambienti (una stalla del 1600 ristrutturata), da' una sensazione di un luogo senza tempo.
L'accoglienza e' tempestiva, gentile e cordiale, e veniamo subito accompagnati al nostro tavolo, un largo tavolo rotondo da 4, in cui staremo comodissimi per tutta la cena, apparecchiato con cura, posate pesanti, centrotavola con fiori freschi e una candela (che viene rimosso appena seduti per far spazio al bello che verra').
Prima della consegna dei menu, il presentissimo cameriere ci versa tre bicchieri di un rose' che non ho memorizzato, ma molto piacevole, e porta una acqua gassata e una naturale. Sul tavolo il cestino del pane, a cui non riusciamo a rinunciare sin da subito, aggredendo cubetti di gnocco ingrassato, grissinetti larghi e corti, e altre declinazioni di mini panini.
I menu sono piuttosto corti (ed e' una cosa che mi piace sempre), prevalentemente incentrati sulla cucina tradizionale modenese. Scegliamo, per tutti, un antipasto tradizionale: il carrello rustico della fattoria.
Da bere (in realta' anche l'acqua e' "da bere"... ma non mi viene mai in mente di considerarla ) un lambrusco reggiano, Assolo, che fara' bene il suo dovere.
Pochi minuti di attesa e cominciano ad arrivare i numerosi piatti degli antipasti (gli affettati vengono infatti serviti separatamente in piccoli piatti, che vengono poi rimpiazzati con tempestivita' da un solerte cameriere): piccoli gnocchini fritti (fritti alla perfezione, serviti caldissimi), diversi tipi di salumi con uno strepitoso prosciutto crudo, lardo di colonnata, salame, ciccioli, coppa, mortadella, poi ciotole di cipolline sott' aceto, marmellata di prugne, una selezione di formaggi, e una composta di stracchino e patate lesse con aceto balsamico. Ci viene anche portato un tavolino "di supporto" per appoggiare gli antipasti che non trovano posto al tavolo.
Niente di tutto questo era meno che ottimo, e ho perso il conto di quante volte ci siano stati rimpiazzati i piatti vuoti con altrettanti pieni, infatti alla fine degli antipasti saremmo stati gia' pieni e potevamo anche fermarci li.
Pero' tra i primi c'erano i tortellini in brodo, il nostro amico dice che non si possono non provare, e allora via, gettiamo il cuore oltre l'ostacolo e ordiniamo anche il primo. Tortellini molto piccoli, molto buoni (ci racconta il gestore di un parmigiano 48 mesi di un caseificio - di cui ho scordato il nome - che prendono appositamente per i tortellini) in un brodo eccellente.
A questo punto e' necessaria una pausa, e l'istrionico gestore ci racconta alcuni dei numerosissimi aneddoti della sua lunga carriera, alle soglie degli 80 anni, molti dei quali passati a fianco di un vero e proprio mito.
Avevo visto da subito il carrello dei dolci (anzi I carrelli: due a due piani, colmi di ogni possibile tentazione), ma dopo l'antipasto avevo pensato di desistere; dopo il primo ero certo di desistere. E invece ... ci vengono invece spiegati cosi' bene (e sono cosi' belli da vedere) ... che tutti e tre cediamo.
Tra una scelta cosi' vasta di torte, crostate, panne cotte, creme catalane, mousse, tenerine, dolci al cucchiaio, macedonie, e non ricordo cos'altro (come fanno a ricordarseli tutti?) scelgo un souffle' al cioccolato (mi pare che si chiamasse cosi, ma non ci posso giurare, ad ogni modo e' quel cono rovesciato, con la crosta morbida fuori e dentro il cioccolato caldo piu' tenero) con crema chantilly. Eccezionale. Non ricordo i dolci degli altri, ero ipnotizzato dal mio
Chiudiamo con 3 caffe' e una grappa, che il sempre presente cameriere ci recapita nel giardinetto esterno, adatto ai fumatori.
Un conto finale di 55 euro a testa chiude una ottima, sotto tutti i punti di vista, cena.
Imperdibile!!!
[joy]
20/09/2016