Sono papà da dodici ore!
Da dodici ore è iniziata una nuova vita ed è finalmente finita una sofferenza che ancora mi porto addosso.
Le ventiquattr'ore di travaglio e la conseguente decisione critica di fare il cesareo pesano come macigni sopre le mie spalle.
A differenza dell'Ele che ha sofferto tantissimo fisicamente ma ha espulso le tensioni ed i dolori con urla e volontà, io ho dovuto tener duro ed esser sempre "presente" e la sofferenza sotterranea, non evidente, ti carica di tensioni nervose.
Vi siete mai chiesti come mai gli schermitori esplodono sempre alla fine di ogni stoccata con urla laceranti da invasati?
E' perchè la tensione dello scontro è trattenuta, non è come il pugilato dove la violenza è sfogata, nella scherma la violenza è trattenuta e controllata e quindi, alla fine, esplode più ferocemente.
Sono in stato confusionale e sono ormai 40 ore che non mangio.
Dico alla neo mamma che vado a mangiare un boccone e la vedo che, nonostante tutto, è più bella che mai!
Guarda Edo e le si illumina il viso.
Non è già tutto passato, ma quasi.
Scendo dal sesto piano del policlinico facendo le scale ed inizia un pianto isterico, liberatorio, purificante, che si ferma alla soglia del secondo piano.
Uscito alla luce del sole e schiaffeggiato da una leggera brezza, il mondo torna lentamente a sorridere.
Una boccata d'aria ed in un attimo sono al cancello posteriore dell'osteria del pozzo, ma sì dai un buon primo è proprio quel che ci vuole per rilassarmi.
Sono le due ed il proprietario, un omone grande e grosso, mi fa accomodare ad un tavolo in angolo tra due stufe che viaggiano a palla.
Si scoppia dal caldo.
La sala inferiore è piccolina e confortevole, quel rustico con gusto insomma.
Punto deciso ad un primo del giorno che avevo visto sulla lavagna all'entrata: orecchiette al baccala.
Inganno l'attesa con tre piccoli pezzi di gnocco fritto con prosciutto crudo.
Il gnocco è discreto, soffice e appena unto, il prosciutto è nella norma, forse un pò salato.
Ormai sono in maglietta perchè mi sembra di mangiare a Gaza a ferragosto e la prima mezza di acqua se ne è già andata.
Ne ordino un'altra frizzante e leggo una mezza pagina di Repubblica.
Sono veramente suonato, i rumori sono ovattati e mi sento come un pugile al tappeto mentre viene contato dall'arbitro.
Mapporcavacca, un figlio! continuo a ripetermi.
Ti puoi preparare finchè vuoi a questo evento, ma quando te lo trovi davanti e vedi che è una personcina in miniatura smarrita e indifesa, non capisci più niente.
Non ha niente a che vedere con ciò che ti immaginavi...prima era dentro la pancia e adesso è lì, in braccio a te!
Incredibile, una magia degna del miglior Copperfield!
Sorpresa!
Il mio grandissimo amico Maci ha saputo che ero all'osteria del pozzo ed improvvisamente me lo trovo davanti: "ma ciao!"
Ci diamo un forte e lungo abbraccio e a stento trattengo le lacrime, la gente in sala ci guarda strano, machissenefrega!
Sono in tilt.
Faccio un numero tipo il protagonista dell'aereo più pazzo del mondo; riempio il bicchiere d'acqua e poi mi attacco alla bottiglietta bevendo a collo.
Maci mi guarda di sgembo ed allora capisco e scoppiamo a ridere tutti e due
Lo sguardo della sala si incupisce ulteriormente.
Arrivano le orecchiette in un "tigiotto" di terracotta e sono mantecate in una crema di patate, baccala e latte.
Probabilmente è la fame ma le trovo gradevoli.
Ci starebbe bene una generosa sventagliata di pepe, ma nessuno mi considera e quindi salto.
Arriva anche Davidone, che lavora in ospedale, e sono proprio contento adesso.
Mi prendono un pò in giro, millantando somiglianze del pargolo col fantomatico postino, ed io finisco il mio primo ormai sazio.
Il boss si rivela leggermente contrariato che i miei due ospiti non mangino ma non ci facciamo caso più di tanto ed ordiniamo tre grappe per fare un brindisi e tre caffè.
Ci portano tre grappe barricate abbastanza lofi e tre caffè discretamente lofi.
Ormai manco da quasi un'ora e voglio tornare dall'Ele.
Chiedo il conto alla cassa e l'oste mi fà venticinque euro.
Saluto commosso i miei due amici, carinissimi a raggiungermi, e me ne torno al sesto piano con una luce nuova nel cuore.
Mapporcavacca, un figlio!
Adìo Zèmian.
Buono
[ema]
02/02/2009
Leggendo le tue emozioni mi sono tornate alla mente quelle che ho provato quando è nata la mia piccolina Alessia sei mesi fa, quando ci ripenso mi vengono ancora i brividi....un momento indescrivibile, gioia, ansia, senso di liberazione, preoccupazione ecc...ecc...
Unica differenza che tu sei andato a pranzo all'Osteria del Pozzo, io alla macchinetta self service della "Dorando" dell'ospedale di Carpi
Mapporcavacca una figlia...me lo ripeto ancora tutti i giorni