I parte.
Dall'altopiano si vede il mondo. Il Baldo è disteso là davanti e in lontananza ci sono l'Adamello, l'Ortles e il Cevedale, ancora pieni di neve, che ti osservano. Giù, a sud, la pianura sterminata che finisce nelle sue brume soffocanti.
La passeggiata è distensiva, in mezzo ai pascoli verdi, punteggiati di bottoncini d'oro, e ad uno sterminio di mucche. Quando passiamo il bivio per Podesteria e prendiamo per Castelberto, là in fondo verso nord-est comincia a vedersi anche il massiccio del Carega.
Sopra volteggiano due falchetti, che, quando vedono il mio (assai più terribile), decidono di “sorvolare” e proseguire (e fanno bene).
Laura, la moglie di Joy, era preoccupata per la camminata, ma mi sembra che proceda bene (vedremo al risveglio del giorno dopo...). Alfi, che ci ha raggiunto dal Trentino al Passo Fittanze, sembra non sentir fatica e marcia con non chalance, chiacchierando. Il sole picchia a più non posso, ma siamo tra i 1600 e i 1750 metri di quota e, al primo refolo, l'aria ti rinfresca subito il viso e il sudore.
Al ritorno alla malga, dopo una scarpinatina di due ore e mezza, c'è un fracasso di gente. Molti scopro di conoscerli, tra questi la figlia di Giorgio Gioco (Grog, prendi nota, non mi ricordavo più di conoscerla, ... è l'età...), che salutiamo e facciamo parcheggiare dietro di noi, assieme alle figlie, una, amica di mia figlia, e l'altra, mia ex-alunna.
In un unico edificio, da una parte c'è la trattoria-rifugio, tutta in pietra della Lessinia semintonacata, con una piccola verandina (non proprio bellina) esterna e tavolacci di legno all'aperto, dall'altra c'è la malga vera e propria, dove si fa ancora il formaggio. Per fortuna avevo prenotato un tavolo fuori.
Ah, che aria e che profumo di montagna! (folate de merda de vaca)
Ordiniamo un litro e mezzo di acqua gasata e un litro e mezzo di Custoza sfuso, da 12° stimati, buono, fresco, leggermente salinato, di provenienza sconosciuta e non ho avuto la possibilità di chiederlo perché la ragazza, camerierina evidentemente un po' improvvisata, seppur volonterosa, era occupatissima. Tanto da non venire a pulire il tavolaccio dei residui di chi aveva mangiato prima di noi. Ricordo che siamo in un rifugio di montagna. Però...
Anche il meteo viene in aiuto della nostra amica camerierina: una nuvolona nera cresce a vista d'occhio sopra di noi e copre il sole. Che bellezza! 22 gradi e niente sole, mentre ci si accinge a mangiare!
Ehm... dopo cinque minuti di esaltazione, cadono le prime gocce e metto il Custoza sotto il tavolaccio al riparo. L'acqua comincia a scendere con una certa insistenza e riempie la superficie del tavolo: un po' con i tovaglioli di carta, un po' con uno straccio che ho recuperato in cucina lo puliamo noi.
Così come era cominciato, dopo dieci minuti cessa di piovere e fa di nuovo capolino il sole, dentro e fuori dalle nuvole. Intanto era già passata mezz'ora e ritengo opportuno andare dalla camerierina a sollecitare il primo che avevamo ordinato. Con tante scuse (penso che sia rimasta atterrita dallo sguardo severo di Alfi), dopo qualche minuto ci porta gli gnocchi di malga (per quattro, con porzioni secondo me ottimali), detti anche “gnochi sbatùi”.
Son fatti di sola acqua e farina (a volte qualcuno ci mette il latte al posto dell'acqua), con un pizzico di sale, e sono detti sbattuti perché con un cucchiaio i malgari prendono un grumo di impasto, lo spiaccicano arrotolato in qualche modo su una “cassöla” di legno e lo sbattono dentro l'acqua bollente, con una mossa “delicata” da marmittone alpino. Poi si cuoce il burro finchè diventa color oro sporco e gli si buttano dentro gli gnocchi con pezzettini di monte veronese che si fonde, amalgamando il tutto.
Il sottoscritto cameriere di riserva va in cucina a farsi dare un po' di formaggio grattugiato, ma viene rimproverato dai cuochi, perché “non ci va! Ghe n'è xà tanto de formàjo!” Sigh…
Gli gnocchi sono buoni, anche se galleggiano un po' troppo, secondo me, nel burro fuso.
Dopo un'altra mezz'oretta, il sottoscritto cameriere di riserva, impila i piatti vuoti sulla testata del tavolo e rimprovera la camerierina che si era ancora dimenticata di noi e non sa più come scusarsi. In tre minuti arrivano i piatti di polentina morbida, monte veronese fresco, salame e funghi. Quattro piatti in cinque e niente funghi per me. Buono e dal sapore genuino il tutto (non so i funghi, bleah!). Che bello mangiare fuori all'aperto, al frescolino!
Al ritiro dei piatti, il sottoscritto cameriere di riserva fa presente che l'unico modo di scusarsi per la camerierina poteva essere quello del conto. Lei invece mi sorprende e ci offre grappe alla liquirizia per tutti. Ottime. Insieme a queste, due caffè.
Il conto non comprende ovviamente le grappe, non comprende i caffè e non comprende mezzo litro di vino: totale 9,50 euro a testa. Imbarazzante.
Il posto da solo è imperdibile, magari di giorno feriale con meno gente. Grazie Laura, Joy (paonazzo in volto per il sole che ha preso) ed Alfi per la bella giornata assieme. In tre quarti d'ora ritorniamo dai 22° ai 35°.
Consigliato!
[joy]
04/07/2010
Come diceva un detto penso napoletano," a dda passa la nuttata" poi domani sentiamo gli effetti dell'abbronzatura forzata
Per concludere la bellisima giornata prendo in prestito una strofa di un giovine cantautore di Zocca, tale Rossi Vasco: Senzazioni, senzazioni, senzazioni....