Il Maestro è là da solo, sulla montagna, a far yoga.
Per poter “attingere”... ... controllo il meteo per vedere il più vicino giorno affidabile sulle nostre Dolomiti e poi, detto fatto, mollo tutto, visto che per qualche giorno posso farlo ancora, mi accordo con Alfi e parto per il Parco di Paneveggio.
Poco prima di arrivare, è opportuno testare telefonicamente il Maestro per il meeting point.
Lì, faccio appena in tempo a ripetergli che, no, non ci dovevamo trovare davanti ai Carabinieri, ma davanti ai Vigili del Fuoco... che la strada da prendere verso Passo Rolle è quella proveniente da Cavalese, non quella proveniente da Moena... che il paese in questione è Predazzo... che siamo nel 2010 ecc....
Maaa... sempre sorridenti questi musicanti...! Svagati e simpatici...
Venti minuti a piedi dal parcheggio, tanto per sciogliersi i muscoli, e, arrivati alla Malga Venegia, appena fuori dal bosco... si apre davanti a noi un panorama superlativo, difficile da descrivere a parole.
La Val Venegia, la cui imboccatura è quasi nascosta, si trova all'interno del Parco naturale di Paneveggio e delle Pale di San Martino, che appaiono sullo sfondo, con il Mulaz sulla sinistra e il Cimon de la Pala a destra.
Siamo catapultati in un mondo da favola, tra abeti, prati e il torrente Travignolo scintillante al sole, che nasce proprio in fondo alla valle sotto Punta Rolle... profumo di legna appena tagliata, mescolato a quello delle vacche che pascolano sparse, suonando i loro campanòtti... Sono due ore e un quarto di cammino, sette km. e mezzo di salita, con le rocce rosa delle montagne là in fondo, che si avvicinano e si ingrandiscono sempre di più.
Oltre i 2.000 il sudore si ghiaccia sulla schiena. L'ultimo tratto, di fronte ai ghiaioni, è particolarmente ripido e, quando arriviamo alla Baita Segantini e ci giriamo a guardare il Cimon de la Pala, poco più alto di noi... lo spettacolo è veramente imponente... sono emozionato... uno dei migliori balconi panoramici delle Dolomiti.
Su, c'è parecchia gente, perché dal Passo Rolle c'è un altro sentiero, facile e meno faticoso, che in mezz'ora circa a ti porta al rifugio, senza passare dalla Val Venegia.
La cameriera ci dice che dobbiamo aspettare un'ora per sederci a mangiare. Affaticati e un po' disidratati, riusciamo (con molta faccia tosta devo dire) a chiedere con permesso se potevamo sederci ad un tavolo da quattro, assieme ad una coppia (che peraltro aveva quasi finito). I due del tavolo acconsentono gentilmente. Ora dico che abbiamo avuto faccia tosta, ma le regole della montagna non prevedono in rifugio tavoli da quattro, occupati da due persone.
Mezzo litro di Paulaner Weizen per Alfi, una Moretti da 33 cl. per me. E già lì cominciamo ad andar meglio.
La cameriera è molto disponibile e veloce: un'altra forse ci avrebbe rimproverato, perché non abbiamo aspettato i turni da lei organizzati, ma... mi sembrava una montanara... deve aver capito senza parlare...
Di primo prendiamo i canederli fatti in casa da loro, io in brodo e Alfi al burro, con una bella spolverata di grana sopra.
Sono semplicemente eccezionali, molto grossi, con i pezzetti di speck tagliati giù fini e irregolari, i filetti di cipolla lessa che vagano irregolarmente, un sapore buonissimo, anche il brodo era ottimo, di gallina (la precisazione è opportuna, perché in Alto Adige � qui siamo al confine, ma in Trentino � non sono capaci di fare il brodo, usano quasi sempre le polverine o i dadi e stop). Devo dire che, dopo tanti anni di Dolomiti, è forse la prima volta che i canederli li mangio così buoni.
Intanto mi cambio pure e, già che ci sono, stendo la camicia ad asciugare... llllÃ
Sono senza moglie e dunque posso permettermi di mangiare al “ristorante” in canottiera... llllà !
Di secondo io prendo polenta e formaggio puzzone, cotto alla piastra. Alfi opta invece per un altro primo: pennette con la salsiccia e i funghi.
Il mio piatto era buono, il puzzone non particolarmente saporito, ma comunque ben mangiabile, semmai la polentina molla non era cotta proprio a puntino.
Alfi invece è cascato male. Portata parecchio abbondante, ma ho visto subito che la pasta era lunga almeno fino al Cimon de la Pala che ci stava guardando dalla finestrina del rifugio e il sughetto un po' “slacquarìsso”, scialacquoso. In mensa fanno di meglio. Tuttavia, il Maestro non avanza neanche una pennetta. :
Ci fermiamo lì con le cibarie, perché abbiamo ancora altre due ore di cammino per ritornare attraverso la Val Venegia.
Il conto totale è di 39,10 euro: molto bene per essere a 2.200 mt. di quota.
Il rifugio è un rifugio di montagna, niente roba di lusso, tavoloni di legno, con una tovaglia grezza sopra, e tovagliolini di carta. Peccato per le pennette di Alfi, ma... come potrei non consigliare un posto del genere?
As tu vis la cesèta de Transaqua, de Transaqua…
Col Cimon de la Pala sora i copi, oh!...
http://www.youtube.com/watch?v=8m2DlEOHwqI&feature=related
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Consigliato!
[Giorgia82]
20/08/2010
...e poi alla baita c'erano sempre le mucche che si facevano fare le carezze sulla testona!